Frenata secca per il futuro museo delle navi romane negli Arsenali Medicei. Il progetto si è arenato al Ministero dei beni culturali.
A imprimere lo stop — ormai sono diversi mesi, se non più di un anno — la decisione dell’ex ministro del governo Berlusconi, Buttiglione, che aveva azzerato i vertici dirigenziali depositari del progetto.
Ora si tratta di riannodare le fila con il ministro Rutelli. in carica da poco più di tre mesi.
«Proprio per questo — ci ha detto il sindaco, Paolo Fontanelli — cercheremo a settembre di avere un incontro con Rutelli per ridare subito fiato al progetto».
Un progetto prestigioso, finanziato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Pisa e frutto del lavoro svolto dalla Bocconi di Milano e dalla Scuola Normale Superiore di Pisa (è stato direttamente seguito, con assiduità e competenza, dal direttore Salvatore Settis).
Un progetto che aveva avuto il benestare dell’ex ministro Urbani e dell’allora direttore generale. Poi, quando sembrava che tutto procedesse speditamente, c’era stato lo stop dovuto al cambio del ministero (era subentrato Buttiglione).
Al Ministero dei beni culturali tocca il compito di allestire il museo negli ex Arsenali Medicei, ma mancano i fondi.
«Comunque sia — ci ha detto il sindaco — cercheremo di sbloccare la situazione. Questo è un progetto che una volta realizzato andrà ad arricchire l’offerta culturale italiana nel mondo e quindi è un intervento prioritario, tra quelli cioè che vanno assolutamente finanziati».
Il soprintendente del Cantiere delle navi romane è rimasto il prof. Bottini, nonostante si sia trasferito dalla Toscana al Lazio. Qualcuno ha ravvisato in questo “una caduta di tensione verso il restauro definitivo delle navi”.
«Non è così — dice il sindaco —, semmai è il contrario, perché siamo stati noi a chiedere che Bottini restasse. Infatti c’era il pericolo che si dovesse ricominciare tutto da capo. È vero che per l’allestimento del museo sul lungarno siamo in una fase di stallo, ma intanto lo scavo e il restauro nel cantiere di San Rossore vanno avanti, grazie ai finanziamenti del Lotto, ed è
stata messa su, proprio lì, una mostra virtuale che possiamo definire già un embrione del museo».
Il cantiere archeologico e il centro di restauro del legno bagnato vanno dunque avanti, anche se qualcuno dice che siamo in ritardo rispetto ai tempi programmati. Per alcuni il progetto del museo va a rilento, e rende già oggi troppo ottimistiche le previsioni di un avvio delle attività prima del 2010.
Intanto vediamo qual è la situazione generale. Il successo delle visite guidate al cantiere delle navi romane e al centro di restauro del legno bagnato resta un tour di grandissimo interesse storico e archeologico che consente in poco più di un’ora di visitare gli scavi e i laboratori dove vengono sperimentate le tecniche di restauro e conservazione.
Il centro, dove si procede al restauro delle imbarcazioni finora recuperate e dei numerosissimi reperti minori, è stato realizzato su progetto della Soprintendenza Archeologica. Vi si svolgono anche stages di formazione in collaborazione con istituti universitari italiani e stranieri. Le strutture comprendono laboratori di analisi fisiche e chimiche, laboratori di restauro di
ceramica, metalli e reperti organici, un laboratorio di ceramologia e i depositi dei materiali archeologici provenienti dallo scavo.
Il percorso di visita del cantiere comprende invece un itinerario con vista dei 2500 metri quadrati dello scavo dove sono emerse negli anni le imbarcazioni, la proiezione di un audiovisivo, la visita dei laboratori di restauro e l’illustrazione delle tecniche applicate nello scavo e nella conservazione oltre a una esposizione di reperti archeologici da poco scavati o restaurati.
Al di sotto del livello della strada, per circa sei metri continua ancora la ricerca ed il recupero di vari reperti. La pavimentazione riporta sagome colorate che rappresentano le imbarcazioni nella posizione in cui furono trovate. Accedendo allo scavo è possibile osservare gli archeologi intenti al loro lavoro.
Nei laboratori i reperti vengono trattati, ripuliti e sottoposti a speciali sistemi conservativi. Fra i reperti ritrovati nello scavo, numerose anfore, vetri, vasi di ogni genere, e quattro delle imbarcazioni, protette da un guscio di resine per la conservazione.
Il cantiere sorge nell’area dove nel 1998 iniziarono a venire alla luce imbarcazioni risalenti a varie epoche storiche, dove è attivo uno degli scavi più importanti di questo secolo, un complesso archeologico di proporzioni inattese (tanto che sembra che ciò che è stato trovato finora sia solo la punta dell’iceberg).
I fondali fluviali hanno infatti restituito ad oggi già 30 relitti di
imbarcazioni spesso ben conservati, di tutte le dimensioni, affondate i quest’area nell’arco di diversi secoli.
Qui infatti correva l’Auser, e pare che la causa dei naufragi in epoche diverse siano state le disastrose piene fluviali, veri e propri tsunami che spazzarono via le navi col loro carico.
Al lavoro oggi ci sono una sessantina di studiosi e tecnici; fra le scoperte più recenti, le ossa della gamba di uno schiavo con un anello con catena alla caviglia, il palo che segnalava l’incrocio fra il fiume e un canale, il nome di una nave (“Alkedo”, il Gabbiano) scritto in caratteri greci sulla fiancata, e ancora la stiva di una nave carica di spalle di maiale, un’anfora che conteneva pasta d’acciughe, anfore con vino, olio e cereali, vasi di vetro, monete,
gioielli, pettini, calzature.
Numerosi anche i resti umani e le ossa di animali domestici ed esotici.
La mostra “Alkedo. Navi e Commerci della Pisa romana“, inaugurata al cantiere delle navi antiche di Pisa e al Centro di restauro del legno bagnato in via Bianchi Bandinelli, ha riscosso in questi mesi un grande successo.
L’eccezionale scoperta, iniziata nel dicembre 1998 nel corso dei lavori di scavo per la costruzione del centro direzionale delle ferrovie, nel corso degli anni ha rivelato i resti di almeno 30 tra imbarcazioni e barchini fluviali e una quantità sorprendente di reperti di straordinario valore archeologico come anfore, ceramiche di varia tipologia e provenienza, vasi in vetro, strumenti di bordo, reti, nasse e strumenti per la pesca, calzature, oggetti di uso quotidiano, monete, gioielli, resti umani e ossa di animali domestici ed esotici.
Finora sono stati impegnati sul progetto circa 10 milioni di euro, tutti finanziamenti pubblici (fondi lotto e finanziamenti Cipe), ma le previsioni di spesa per il museo, che sorgerà negli Arsenali Medicei alla Cittadella, lungo l’Arno, superano i 25 milioni di euro.
Fonte: Il Tirreno Pisa, 27/08/2006
Autore: Marco Barabotti
Cronologia: Arch. Romana