Regine e faraoni come sculture contemporanee, papiri come installazioni concettuali e Nefertiti come una dea neoclassica: Dietrich Wildung, direttore dell’Altes Museum, ha concepito il nuovo allestimento delle sale egizie come un’unica opera d’arte elegantissima e minimalista.
Tra le colonne doriche della facciata dell’Altes Museum a Berlino campeggia il motto: “All art has been contemporary” (Ogni arte è stata contemporanea), un’enorme scritta al neon, opera dell’artista toscano Maurizio Nannucci. A queste parole si è ispirato Dietrich Wildung nel nuovo allestimento della collezione egizia berlinese che è tornata ad essere visibile al pubblico al primo piano dell’edificio neoclassico progettato da Karl Friedrtich Shinkel.
La riapertura è concomitante con il 175esimo anniversario della creazione degli Staatliche Museen zu Berlin (Musei Nazionali a Berlino) e rappresenta soltanto un primo passo verso quello che sarà il destino finale di una delle raccolte egizie tra le più importanti del mondo. I monumenti esposti negli ampi spazi dell’Altes Museum rappresentano infatti soltanto una scelta, seppur cospicua, di quanto posseduto dalla capitale tedesca. L’allestimento finale è previsto per il 2009, quando l’intera raccolta tornerà a occupare la sua sede storica nel News Museum, posto a non molte decine di metri, sempre nella cosiddetta “Isola dei Musei” berlinese.
L’attuale presentazione dei monumenti e reperti ideata da Wildung rappresenta un’innovazione rispetto alle altre collezioni egizie. La raccolta berlinese pone in secondo piano l’impostazione puramente cronologica e privilegia un approccio prevalentemente tematico dove l’arte fornisce la chiave di lettura per avvicinarsi alla cultura egizia. Il risultato è più un’installazione di arte contemporanea che un percorso mussale. Questo risulta evidente non appena si raggiunge il primo piano attraverso lo scalone monumentale. Oltre la rotonda che rappresenta il fulcro dell’edificio è infatti visibile il celebre busto della regina Nefertiti, monumento simbolo della raccolta che, in questa visuale, funziona come punto di fuga e vertice, pur trovandosi in realtà a metà del percorso.
Quest’ultimo ha inizio con spazi dedicati ai capolavori conservati nella raccolta. La loro successione è cronologica e sono esposte fianco a fianco opere riconducibili a un unico modello di base, ma prodotte a distanza di secoli l’una dall’altra. L’intento è quello di porre in risalto uno degli aspetti più peculiari dell’arte e della cultura egizie, ovvero un’evoluzione che si inserisce in un contesto di continuità millenaria. All’interno di questa sezione è presente anche uno spazio dedicato all’alternanza tra staticità e movimento dell’opera scultorea egizia.
In queste sale, Wildung, cultore della ricerca della giusta luce che consenta una corretta lettura di ogni monumento è ricorso a un sistema di illuminazione che è un compromesso tra naturale e artificiale. Ogni opera scultorea è così apprezzabile nella sua giusta prospettiva ed è possibile percepire dettagli che la talvolta esagerata illuminotecnica museale tende invece a nascondere, sacrificandoli a una visione drammatica dell’insieme.
Le sale successive sono dedicate all’arte di Amarna, l’unico periodo della storia egizia per il quale si può parlare di una vera e propria rivoluzione culturale. Il modo espositivo adottato è innovativo anche nel caso dei papiri, altro punto di forza della raccolta berlinese, che pendono da affascinanti e leggere strutture aeree.
Fonte: Il Giornale dell’Arte
Autore: Francesco Tiradritti
Cronologia: Egittologia