Sorprendente scoperta archeologica per gli esperti della Sovrintendenza di Avellino. Il giallo degli scheletri scomposti riaffiorati dalla superficie del terreno raschiata meccanicamente in piazza San Marciano a Frigento è stato risolto nel giro di poche ore.
Quei miseri resti ossei; teschi, tibie, arti, rinvenuti durante i lavori di rifacimento della pavimentazione, nei pressi della scuola media del paese ufitano, sono appartenuti a sei protocristiani vissuti intorno al V-VI sec. d. C., e sepolti in quel luogo che fungeva, a quanto pare, da necropoli. A poca distanza da lì sorgono infatti le celebri cisterne romane, eppoi la più antica e consistente catacomba d’Irpinia, custodita nei sotterranei del Duomo.
Che il territorio frigentino fosse una miniera inesauribile di testimonianze archeologiche, ancora da scoprire, era risaputo; quella dell’altra sera è stata l’ennesima conferma di quanti preziosi reperti siano conservati da queste parti nelle viscere della terra. I responsabili avellinesi della Sovrintendenza ai beni archeologici, come prevede la prassi in questi casi, hanno provveduto a mettere sotto sequestro l’area per potere effettuare ulteriori scavi. Al momento stanno analizzando i resti umani rinvenuti per caso.
E’ molto probabile che in quello stesso perimetro siano stati sepolti altri antenati degli attuali abitanti di Frigento. Ciò che però ha maggiormente sorpreso gli archeologi incaricati adesso di seguire i lavori di recupero nel cantiere a cielo aperto è l’assoluta mancanza accanto ai defunti riportati alla luce di arredi funerari, come si usava fare anche nell’alto medioevo. Ciò fa presupporre che i morti appartenessero a famiglie indigenti, ma potrebbe trattarsi anche di schiavi pagani o di lebbrosi sepolti quindi a debita distanza dai luoghi abitati o consacrati riservati invece ai nobili o ai convertiti al cristianesimo.
Fonte: Archemail Newsletter 12/10/05
Cronologia: Arch. Medievale