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ROMA: La salute dei Romani nelle mani degli dèi Fenici.

Gli archeologi dell’Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico del Cnr hanno fatto nuova luce sui riti praticati nel monumentale santuario libanese dedicato ad Eshmun, divinità mutuata dalle culture greca e romana con i nomi di Asclepio ed Esculapio. I risultati sono stati presentati oggi presso la sede del Cnr.

A proteggere la salute dei Romani in origine fu Eshmun, il dio guaritore fenicio. La scoperta ribalta il consolidato giudizio sulla provenienza greca dei culti di guarigione capitolini, compreso quello di Esculapio che finora era stato fatto derivare dal greco Asclepio.

Anziché da Atene, bisogna invece partire da Sidone, in Libano, dove un team di archeologi e storici dell’Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico (Iscima) del Cnr ha fatto nuova luce sui riti praticati nel monumentale santuario dedicato ad Eshmun, uno dei più importanti nel Mediterraneo. Gli studi hanno dimostrato che il dio guaritore era venerato già nel VI secolo a.C. a Sidone, vale a dire due secoli prima della diffusione in Grecia del culto di Asclepio, che ripropone le stesse caratteristiche di quello fenicio.

“A Sidone esisteva il santuario dedicato ad Eshmun” spiega Paolo Xella dell’Iscima–Cnr “che fu sede di culti terapeutici rivolti particolarmente alla cura delle malattie, alla protezione della maternità e alla salvaguardia dei bambini. Tra i riti, avevano un ruolo preminente le cerimonie di abluzione e purificazione nelle quali si utilizzavano una fonte sacra e le acque del vicino fiume Awali, prelevate attraverso un sofisticato sistema di canalizzazione. Un’iscrizione rupestre – l’unica del genere finora nota nel mondo fenicio – rinvenuta nel 2004 su una roccia sulla riva del fiume Awali, illustra nei dettagli gli interventi idraulici per convogliare le acque al grande santuario situato nell’arida località di Bostan esh-Sheikh. L’attestazione della trasmissione rituale della divinità fenicia all’Olimpo greco (e non al contrario), è avvalorata da numerose fonti epigrafiche, seppure tarde, dove il dio è spesso menzionato con il rispettivo nome fenicio, greco e latino. In altri casi invece è riportata la stringente identificazione tra la divinità fenicia e quella greca”.

Attiva sin dal 1998, la missione del Cnr, coordinata da Paolo Xella, è condotta in collaborazione con la Direction Générale des Antiquités di Beirut e in sinergia con l’Istituto di studi islamici e del Vicino Oriente (Consejo Superior de Investigaciones Científicas) di Zaragoza (Spagna). I risultati delle ricerche sono stati presentati oggi presso la sede del Cnr.

Gli studiosi impegnati nelle ricerche hanno fornito un contributo decisivo alla conoscenza della religiosità dell’epoca, caratterizzata dall’influenza di varie culture, quella persiana, fenicia e classica, che convergevano a Sidone. La città tra VI e IV secolo a C. era tra i più fiorenti centri del bacino mediterraneo, tanto da diventare una capitale “distaccata” dell’impero persiano. Fu lo stesso sovrano di Persia a supportare la costruzione del grandioso tempio. “La Missione” conclude Xella “ha svolto anche il riordino e lo studio dei materiali epigrafici fenici, per lo più conservati nel risorto Museo di Beirut, dopo gli sconvolgimenti della guerra”.

Fonte: Sussidiario.it 31/05/05

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