Come Venere che sorge dalle acque, Niobe risorge dalla terra. Lei, la madre disperata cui Apollo e Diana sterminarono i figli e che Zeus tramutò in pietra, ieri è stata sollevata dallo scavo nel Ninfeo in cui era stata ritrovata una settimana fa. Ed è già la nuova regina della villa dei Quintili.
L’unica altra raffigurazione a figura intera della madre —- che osò dire di essere superiore a Latona e che fu punita con lo sterminio del sangue del suo sangue — è lo straordinario esemplare degli Uffizi di Firenze, del II sec. d. C. La “nuova” Niobe è un bel regalo per il compleanno di questa villa sull’Appia antica, acquistata esattamente venti anni fa dallo Stato. Imbragata dalle mani esperte degli operai della ditta Minguzzi, specializzata in traslochi d’arte, la grande scultura (è alta 198 centimetri e pesa una tonnellata e 400 chili) è stata traslata col camion nel nuovo deposito della villa. Qui la Niobe è stata ritrovata da Carmen Lalli, dell’equipe di giovani archeologi guidati da Rita Paris. E qui verrà presto restaurata, i restauratori della Soprintendenza archeologica di Roma dovranno riportare alla luce la qualità del marmo e la bellezza del modellato, che è molto alta. Anche se priva della testa e delle braccia — e sebbene la figura della figlia, che cerca riparo nel grembo materno, sia molto rovinata — la colossale statua incarna su di sé ancora tutto il pathos del mitico sterminio dei 14 figli: il dolore indicibile di Niobe è tutto ancora nel movimento del corpo e nell’ondeggiare disperato delle vesti.
Ma la Niobe di villa dei Quintili non è sola. C’è la sua gemella, ossia l’identica statua ritrovata integra nel Settecento sugli Horti Lamiani, vicino piazza Vittorio, e oggi agli Uffizi di Firenze. E c’è la possibilità che dell’episodio della carneficina, messo in scena da scultori romani del secondo secolo sul modello di un originale ellenistico, siano presenti in loco gli altri attori. Lo fa capire Rita Paris: “Al gruppo dei Niobidi potrebbe appartenere — spiega l’archeologa — anche la statua di Zeus, seduto sulla roccia, che guarda in basso con uno sguardo pietoso”. Si tratta del marmo trovato nella stessa area e ora esposto nell’Anttiquarium della villa. Ma Paris aggiunge: “Ci vedrei bene anche le statue di Apollo e Diana, emerse in uno scavo del 1925 e ora al Museo nazionale di palazzo Massimo. Più una testina, che potrebbe appartenere a una figlia, trovate anni fa qui in villa”.
Ora parte la caccia a teste femminili sparse per i musei del mondo (e i marmi dei Quintili si trovano a Monaco, Londra o nella collezione Torlonia) alla ricerca di quella staccata dal corpo della Niobe. Ma c’è anche da continuare gli scavi intorno al Ninfeo, zona stranamente ignorata dai “tombaroli” di 700 e ‘800.
In questo luogo di svago dei patrizi romani potrebbero dormire da 1800 anni altri protagonisti, vittime e divini carnefici, del massacro. “È possibile però — spiega l’archeologa Barbara Pettinau — che la Niobe fosse un esemplare proposto singolarmente. Ma è più logico che le statue fossero tutti insieme… “. Logica vuole, insomma, che gli scavi ora ricevano un impulso decisivo. Di uomini e di soldi. “Abbiamo lavorato con i fondi per le manutenzioni” spiega Rita Paris.
Fonte: La Repubblica 16/04/05
Autore: Carlo Alberto Bucci
Cronologia: Arch. Romana