Verso la fine del VI sec. a.C., una nave commerciale greca carica di mercanzie, proveniente da Siracusa, era in procinto di arrivare sulla costa di Gela, passaggio obbligato per tutto il commercio navale del Mar Mediterraneo, quando un fortunale la colse a poca di stanza dall’Emporio; possiamo immaginarla l’imbarcazione, sballottata tra i flutti minacciosi e la corrente impetuosa del mare, trovarsi in grave difficoltà. L’equipaggio ammaina la vela per diminuire la resistenza al vento ma nonostante ciò la nave, già ingovernabile, comincia ad imbarcare acqua; viene gettato in mare il carico più pesante per alleggerire l’imbarcazione e mentre si procede in modo concitato a questa operazione, l’ultima per salvare la vita dei marinai, ad un tratto uno schianto fa reclinare la barca su un lato; la zavorra ha prodotto un grosso squarcio nella fiancata. La nave affonda velocemente e sparisce tra i flutti spumeggianti. Fin qui il racconto verosimile.
Nel 1988, dopo ben 25 secoli, i resti della nave vengono evidenziati casualmente da due subacquei Gino Morteo e Gianni Occhipinti, che ne denunziano la scoperta alla Soprintendenza che costatata la notevole importanza del ritrovamento affida i primi rilievi alla “Cooperativa Aquarius”, una ditta specializzata in lavori di scavo subacqueo, che dal 1989 al 1992 con cinque campagne di scavo scopre uno dei relitti più antichi fino ad oggi ritrovato nei fondali del Mar Mediterraneo e ci restituisce una considerevole quantità di reperti archeologici, tra cui vasellame attico a vernice nera e due rarissimi askoi a figure rosse, oggi custoditi nel museo locale.
L’imbarcazione, i cui resti sono in ottimo stato di conservazione, in origine misurava 21X8 metri; era una nave da trasporto a propulsione mista, remi e vela, costruita con la tecnica a guscio (ovvero col fasciame inserito sulla chiglia e con l’ossatura di rinforzo inserita nello scafo), e con le tavole del fasciame oltre che incastrate col sistema del tenone-mortasa rafforzate da cuciture vegetali, esempio questo unico al mondo fino ad oggi scoperto.
Nel corso degli ultimi dieci anni si è proceduto a completare le campagne di scavo subacqueo e a recuperare, quasi nella loro totalità, i resti della nave. Oggi finalmente la fase più decisiva di tutta l’operazione di recupero: con un complesso sistema di protezione si è proceduto ad imballare, e successivamente a spedire, i legni della nave greca di Gela con destinazione Portsmounth nella regione dell’Ampshire in Inghilterra.
Così si comincia a toccare con mano un sogno, quello della musealizzare dell’antica nave greca di Gela, che è iniziato 16 anni fa all’atto del ritrovamento.
Certamente dalla scoperta sono già passati molti anni, ma a detta della Soprintendente ai BB.CC.AA. di Caltanissetta Dott.ssa R. Panvini, che ha diretto lo scavo subacqueo e il relativo recupero, bisognava essere quanto meno sicuri di dare in mano il relitto a professionisti del restauro navale; non ci si può permettere il lusso di mettere in pericolo un reperto archeologico unico al mondo. Se è così condividiamo l’operato, però, nello stesso tempo auspichiamo che dopo il rientro sia già disponibile il museo che dovrà accogliere i legni dell’antica nave, museo la cui costruzione avverrà all’interno del bosco littorio sede nel periodo greco dell’emporio commerciale di Gela.
Il relitto della nave a Portsmounth sarà ulteriormente desalinizzato e successivamente inserito in vasche contenenti uno speciale composto il PEG (glicol polietinelico) affinché si consolidi la delicata trama legnosa; per questa particolare operazione i legni rimarranno immersi per diverso tempo, pertanto, il loro ritorno a Gela si prevede in quasi un lustro.
La musealizzazione della nave greca di Gela assumerà negli anni a venire per la nostra città un significato importantissimo, in particolare a livello economico ed occupazionale, in quanto al di là dell’inerzia dei nostri governanti locali sicuramente in modo automatico farà ripartire il turismo con tutto quello che di positivo gli sta dietro. Gela diventerà di nuovo meta degli itinerari turistici isolani anche per le sue aree archeologiche e per i preziosi reperti del suo museo: Gela, baricentro turistico tra Agrigento, Piazza Armerina e Siracusa.
Autore: Nuccio Mulè