Sono state deturpate le pitture rupestri sulla Rocca di Cavour. Quando è giunta la segnalazione – nei giorni scorsi, in redazione abbiamo sperato che potesse trattarsi di uno scherzo di cattivo gusto. Invece, dopo una rapida ricognizione sul posto, ci si è resi conto che – purtroppo – il danno era stato compiuto, forse già da parecchie settimane: scritte mortificanti hanno ricoperto i disegni antropomorfi del periodo neolitico che da sempre formano un museo a cielo aperto sulla Rocca: una data (che farebbe risalire il tutto al 3 febbraio scorso) non lascia dubbi sull’intenzione vandalica di chi, con pigmenti bianchi e verdi, ha centrato in pieno le preziose sporgenze rocciose che guardano oggi l’abbazia, sul versante est-nord est della Rocca.
La visita al sito ormai deturpato l’abbiamo compiuta, sabato mattina (21 marzo) con Mauro Cinquetti che, sulla Rocca, ha compiuto anni di studi e ricerche.
Dalle prime impressioni, il ricercatore ci conferma che “Non è certo casuale la posizione di queste scritte, apparentemente simili a tante altre che tempestano le nostre città. Qui si è volutamente cercato di rovinare le figure antropomorfe e quella serie di puntini cappelliformi che le circondano: i colpi di pennello li hanno ricoperti perfettasmente, anche sulla parete rocciosa a fianco. Un disastro“.
Queste figure rupestri, scoperte molti decenni fa e custodite come una reliquia sia dai ricercatori locali che dalla stessa Sovrintendenza, furono le stesse che ispirarono il pittore Mario Borgna nei suoi dipinti caratterizzati dal clown antropomorfo.
“E’ facile pensare che chi è salito fin quassù per compiere questo gesto incivile sia una persona o, addirittura, più persone che ben conoscono il sito e il suo valore – intuiamo con Cinquetti – Ci sono moltre altre rocce sulla Rocca: perchè proprio questa doveva essere presa di mira, se non per distruggere questo pezzo di storia?”
Il sito è quasi impossibile da trovare per visitatori inesperti, custodito dalla boscaglia sulla Rocca e dai mille sentieri che confondono.
Cinquetti: “Le pitture erano anche difficili da vedere, prima di subire questa deturpazione, perchè protette da uno strato di calcare e dalla loro stessa posizione“.
Sono stati usati caratteri diversi per le scritte, forse volutamente, per far credere che fossero due gli autori? Strano anche il tratteggio delle lettere, come a indicare (appositamente?) una grafia incerta. Cerchiamo di capire se sarà possibile recuperare il reperto.
“Difficile dire se, una volta individuata la composizione dei coloranti usati, si potrà ripulire la superficie rocciosa senza danneggiare le patine di calcare – ci spiega ancora Cinquetti – Unica traccia neolitica ritrovata nelle nostre aree alpino-occidentali, aveva un valore inestimabile; ne esistono infatti solo di più recenti (età del rame) in Val Pellice e all’imbocco della Val Germanasca, mentre sul monte Bracco abbiamo pitture dell’età del ferro“.
Subito inoltrata la denuncia alla Sovrintendenza delle belle arti, ora si cercherà di capire quali siano stati i motivi di questo atto vandalico.
Dimostrare, forse, che non c’è controllo alcuno e si può “agire indisturbati” in unsito di tale importanza, pur essendo inserito nell’area del Parco del PO?
Fonte: L’Eco del Chisone 25/03/2009
Autore: Manuela Mié
Cronologia: Preistoria