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SANT’AGATA BOLOGNESE (MO): Il villaggio che diventò un castello.

L’indagine archeologica di una vasta area, presso Sant’Agata Bolognese, ha permesso di individuare i resti di un borgo fortificato del X secolo e di ricostruire la vita quotidiana in un villaggio padano dell’Alto Medioevo.

Nel 1944 iniziarono i lavori per realizzare una discarica in una località chiamata Crocetta, presso Sant’Agata Bolognese. Immediatamente vennero alla luce dei reperti archeologici che portarono all’avvio di un corretto scavo stratigrafico dell’area. Sono stati indagati 30000 mq. di terreno che ci hanno raccontato una storia: una affascinante spaccato della vita di un villaggio padano alla fine del primo millennio. La vicenda di questo sito inizia nel tardo IX secolo, verso la fine dell’età carolingia, quando probabilmente ospita un piccolo agglomerato di case. Uno solo di questi edifici è stato ritrovato, una casa interamente costruita in legno dall’aspetto piuttosto semplice, a pianta rettangolare divisa in tre stanze mediante tramezzi.

L’aspetto del villaggio viene però alterato nel X secolo quando l’intera area viene fortificata: intorno all’abitato si scava un fossato e si innalza un poderoso terrapieno, sormontato da una robusta palizzata in legno di quercia. All’esterno della fortificazione viene aggiunta una motta, ovvero una collina artificiale sulla cima della quale si costruisce probabilmente una torre in legno che garantisce un controllo totale sull’insediamento e su buona parte del territorio circostante.

Dentro il recinto fortificato, la popolazione del villaggio è concentrata all’interno di una serie di case indipendenti ma giustapposte, che formano due singolari edifici allungati. Come nella fase precedente, le case sono in legno, coperte da un semplice tetto di paglia. Al loro interno si svolge regolarmente la vita quotidiana degli abitanti del villaggio.
Il lavoro agricolo era una delle principali occupazioni, ma agricoltura e allevamento non erano le sole attività. Le molte scorie ed i semilavorati rinvenuti indicano che almeno parte degli abitanti del villaggio era dedita alla lavorazione del metallo; e forse c’era pure un orafo, come suggerisce un reperto particolare: una matrice per orecchini molto eleganti, ricavata da un mattone. Numerose fusaiole e pesi da telaio segnalano come fosse praticata anche la filatura.

Dai reperti apprendiamo, inoltre, che il villaggio era inserito in circuiti commerciali di entità tutt’altro che secondaria, perlomeno a carattere interregionale. Lo dimostrano i molti recipienti in pietra ollare, un materiale molto diffuso nel Medioevo, le cui cave si trovano nell’arco alpino. Con la pietra ollare si realizzavano soprattutto pentole, molto robuste e resistenti alle alte temperature. Anche le svariate macine rivenute nello scavo sono realizzate con un materiale proveniente dalle Alpi occidentali, mentre alcuni vetri particolarmente raffinati e le ceramiche invetriate, cioè coperte all’esterno da un rivestimento vetroso che conferisce loro lucentezza, sono sicuramente prodotti d’importazione. L’importanza economica del luogo – che era lambito di un corso d’acqua navigabile – è testimoniata anche dal ritrovamento di alcuni denari d’argento del tempo della dinastia ottoniana (seconda metà del X secolo), fatto non comune negli insediamenti rurali in questo periodo. Fin qui i molti dati archeologici ,,, , ma non c’è dubbio che il piccolo villaggio più antico sia stato oggetto di una notevole ristrutturazione nel corso del X secolo. In effetti i resti riferibili al X secolo sono proprio quelli di un castello: un fossato, un terrapieno, una palizzata, una motta e una torre. Sappiamo che i primi castelli costruiti in Italia in questo periodo erano caratterizzati proprio dall’uso del legno e della terra, per le difese così come per le abitazioni. Ma chi potrebbe aver avuto interesse a trasformare in modo così radicale un villaggio della campagna modenese? Si tratta sicuramente di un intervento imposto dall’alto, voluto cioè da un dominus o comunque da un’istituzione con interessi nella zona. Lo si vede molto bene dalla struttura stessa dell’abitato, rigidamente articolato su scala gerarchica: all’interno del recinto due soli grandi edifici dove si concentra l’intera popolazione; all’esterno, con precisa funzione di controllo, la motta e la torre, che sovrastano il tutto garantendone la difesa e asserendo a livello sociale l’indiscussa supremazia di chi le occupa. L’ipotesi più attendibile, per il momento, è che un tale intervento sia stato compiuto dall’abbazia di Nonantola, uno dei maggiori proprietari terrieri della zona nel X secolo. Uno sforzo di questo tipo doveva probabilmente essere funzionale a due fondamentali esigenze: la prima economica, volta alla razionalizzazione della produzione e del commercio, e la seconda difensiva, per accentrare la popolazione delle campagne circostanti e proteggerla in un periodo politicamente instabile, rendendo così possibile il prosieguo delle sue attività. Gli abitanti del castello erano quindi soprattutto contadini e allevatori, ma in caso di pericolo potevano imbracciare le armi e trasformarsi in soldati … Il castello, inoltre, era sicuramente frequentato – se non anche abitato -. Da mercanti, quei negotiatores spesso citati nelle fonti scritte dell’epoca.

Questa, al momento, l’interpretazione del sito archeologico, per il quale forse abbiamo anche un nome: il “castrum Pontilongi”, citato in alcuni documenti medievali. La storia di Pontelongo fu comunque breve, perché nel corso dell’XI secolo il castello venne abbandonato e sostituito da una semplice casa colonica, sepolta poco dopo da una coltre alluvionale. Fino all’arrivo degli archeologi, che hanno riportato alla luce il villaggio permettendo di aggiungere un altro importante tassello al mosaico delle nostre conoscenze sull’aspetto materiale degli insediamenti altomedievali. .. Continuano adesso le ricerche nella zona, per documentare l’evoluzione del territorio nel Medioevo, soprattutto in relazione alla fondazione dell’abbazia di Nonantola e al peso che questa ebbe nella riorganizzazione della rete degli insediamenti. …
Fonte: Medioevo 01/07/03
Autore: Andrea Augenti
Cronologia: Arch. Medievale

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