Un insediamento abitativo ben conservato del III secolo a.C. con pitture dello stesso stile di quelle tra le piu’ antiche ritrovate in Italia e tracce di mura e fondamenta arcaiche, databili al VI secolo a.C. sono emersi in questi giorni da una campagna di scavo in corso nell’area nord della città sepolta, al regio VI, uno dei quartieri della città, sulle grandi direttrici di Via del Mercurio e Via Consolare.
Dall’eccezionale ritrovamento, che dimostra come la città romana si andò via via formando con l’occupazione dei terreni in epoca medio ellenistica, e’ venuta la conferma di una ulteriore certezza per gli archeologi: Pompei era un grande centro anche in epoca antica, quella definita appunto arcaica, quando era sotto l’influenza degli etruschi. I ritrovamenti (ben visibili i tre livelli di pavimentazione degli edifici portati alla luce, in coccio pesto mosaicato) costituiscono quindi un quadro del tutto inedito della città nel periodo compreso tra le guerre sannitiche e le guerre puniche, rinnovando completamente le conoscenze – secondo gli archeologi – su una fase storica importantissima e finora assai poco documentata.
L’idea corrente, diffusa non solo tra il grande pubblico, ma anche tra gli studiosi, e’ che Pompei costituisca l’esempio per eccellenza della città romana imperiale mentre in realtà si tratta sostanzialmente di una città ellenistico repubblicana, solo superficialmente rimodellata durante il primo secolo dell’impero. L’ impianto urbanistico, le mura e gran parte degli edifici pubblici risalgono infatti ad un periodo compreso tra il III e il I secolo a.C. La distruzione definitiva, dovuta alla celebre eruzione del Vesuvio, nel 79 d. C., impedì che tale struttura, essenzialmente repubblicana, conoscesse le profonde trasformazioni che le altre città dell’ Italia antica (a partire dalla stessa Roma) subirono nel periodo degli Antonini (II secolo d.C.).
E proprio partendo da queste considerazioni, una equipe di archeologi delle Università di Perugia e dell’Istituto Orientale di Napoli guidata dai professori Filippo Coarelli e Fabrizio Pesando aveva avviato, a partire dal 2001, un programma sistematico di scavi per riportare alla luce i resti della più antica Pompei, già definita dagli studiosi “quella che il Vesuvio non poté distruggere”. E dai risultati di queste campagne e soprattutto da quella in corso e’ dimostrato che la struttura urbanistica ed edilizia di Pompei, che rimase praticamente la stessa fino alla tragica fine della città, e’ quella realizzata intorno al 300 a.C., quando la Campania meridionale entrò definitivamente nell’ orbita di Roma.
”Questo rinnovamento delle conoscenze – ha detto il Soprintendente archeologo di Pompei, Pietro Giovanni Guzzo – dimostra ancora una volta che l’apertura degli scavi alla collaborazione scientifica italiana ed internazionale e’ la strada giusta da percorrere”.
Fonte: CulturalWeb
Cronologia: Arch. Italica