L’acquedotto di Aspendos era un capolavoro di ingegneria idraulica.
Grazie a modelli realizzati al computer, alcuni ricercatori stanno svelando i segreti dietro l’incredibile maestria degli ingegneri idraulici dell’antica Roma.
Nei loro acquedotti, una serie di misteriosi fori e ostacoli era in grado di rendere più scorrevole il flusso dell’acqua.Nel terzo secolo dopo Cristo, i romani costruirono un sistema di gallerie e di vasche per portare acqua alla città di Aspendos, nell’odierna Turchia. Aspendos era uno snodo cruciale per il commercio romano nell’Asia minore, trovandosi all’incrocio di importanti strade e con accesso, tramite un fiume, al Mar Mediterraneo.
Lo scrittore Vitruvio descrive le virtù del sistema di acquedotti lì costruito, ma oggi ne restano solo rovine. Così, Charles Ortloff e Adonis Kassinos, ricercatori della CTC/United Defense di Santa Clara, in California, hanno deciso di studiare l’acquedotto costruendone un modello e calcolando quanta acqua poteva essere trasportata.Un condotto fatto in pietra, perforato con buchi di 3 centimetri, portava l’acqua attraverso una valle lunga un chilometro e mezzo fino a una serie di vasche. Lungo il percorso, però, due torri di pietra alzavano e poi riabbassavano il condotto. Nel tentativo di comprendere il motivo per cui i romani avessero costruito questi apparenti ostacoli al flusso dell’acqua, i due ricercatori hanno scoperto che in questo modo il sistema era diviso in tre settori più brevi, evitando così che l’acqua strabordasse, che l’approvigionamento diventasse intermittente o che addirittura danneggiasse il condotto.Per quanto riguarda i fori, essi probabilmente riducevano la turbolenza nel flusso, lasciando uscire aria e acqua.
Fonte: Le Scienze
Autore: Redazione
Cronologia: Arch. Romana